
Gli stessi insegnanti spesso amano presentarsi come persone
infallibili, che non sbagliano mai, depositari della realtà, ma
come scrisse Antoine de Saint-Exupèry, “la verità del domani si
nutre dell'errore di ieri”.
Gli errori possono essere dolorosi, ma
altamente educativi e utili. L'insegnante non è chiamato né a
condannarli né ad assolverli indiscriminatamente e dovrebbe riuscire
a far comprendere ai propri allievi che l'errore non è qualcosa di
scandaloso, ma è il motore del sapere.
Quando in una
scolaresca si scopre un errore, questo dev'essere vissuto come un
momento di gioia ed è da apprezzare sia chi ha “osato”
sbagliare, sia chi ha scoperto l'errore. Abbiamo scoperto un errore,
cerchiamo quindi di eliminarlo, cerchiamo di migliorarci. In questo
modo nessuno si vergognerà di tentare soluzioni, nessuno cioè sarà
costretto a bloccare la sua creatività e nessuno si insuperbirà per
aver trovato nell'altro un errore.
Ma c'è una
differenza tra sbaglio ed errore. Lo sbaglio si compie quando si
applica in modo errato una regola che già si conosce, mentre
l'errore è quello in cui ci si imbatte quando si cercano nuove
soluzioni, quando si cerca una nuova teoria. Si può dire che
l'errore è legato all'immagine e alla creatività, mentre lo sbaglio
è frutto di una cattiva memoria o di una scarsa attenzione. Per
questo l'insegnante deve imparare a distinguere gli sbagli dagli
errori creativi e cominciare a premiare questi ultimi per stimolarne
la creatività e lo spirito critico.
Anche Gianni
Rodari nella sua “Grammatica della fantasia” forniva preziosi
consigli su come trasformare, attraverso l'immaginazione, degli
errori grammaticali in splendide storie.
Immagini
bizzarre fornivano lo spunto per nuove storie, nuovi racconti, attraverso
domande come:
“Che cosa
succederebbe se... la Sicilia perdesse tutti i bottoni?”
“Che cosa
succederebbe se... un coccodrillo bussasse alla vostra porta
chiedendovi un po' di rosmarino?”
“Che cosa
succederebbe se...il vostro ascensore precipitasse al centro della
terra o schizzasse sulla luna?”
Da un lapsus può
nascere una storia. Se battendo a macchina un articolo mi capita di
scrivere “Lamponia” per “Lapponia”, ecco scoperto un nuovo
paese profumato e boschereccio.
Se un bambino
scrive su un quaderno “l'ago di Garda”, ho la scelta tra
correggere l'errore o seguirne l'ardito suggerimento e scriver la
storia e la geografia di questo “ago” fantastico. Ridere degli
errori è un modo per distaccarsene, per imparare da essi.
Per i
bambini può essere motivo di sollievo saper che ogni suo eventuale
errore sarà rispettato e sarà fonte d'ispirazione per magici
racconti.
E ricordiamoci: chi non ha paura di sbagliare, non ha paura
di imparare, di crescere e di migliorare!
Fonti:
Pedagogia,
epistemologia e didattica dell'errore, Dario Antiseri e alt., Rubbettino
Editore, 2001.
Grammatica della fantasia, Gianni Rodari,
Einaudi Ragazzi, 1973.
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