26 febbraio 2013

Diario di una maestra: Vortici improvvisi

Sembravano solo normali giorni di scuola, giorni uguali agli altri.
Poi le sorprese! E che sorprese!
La forza della vita che avanza, corpi che cambiano, la curiosità, la voglia di crescere in fretta, i confronti con gli altri, la voglia di affermarsi …
E di contro … ecco arrivare i primi dolori, le pene d’amore, le gelosie, le rinunce, la rabbia, i pianti, uno contro l’altro, a volte uno contro tutti ...
Che fatica crescere!
Ma questo non era il mese delle prove quadrimestrali, delle pagelle, dei colloqui con i genitori?
Non insegno forse ancora alla primaria?
Erano così i ragazzini del ciclo precedente?
Preferirei dire: “Non ricordo! O forse … sì, ho già fatto questo percorso!”.
Eppure non ricordo.
Non ricordo, dunque potrebbe essere stato o non ricordo, dunque non è stato?
Impossibile ripiegare sull’autoinganno!
Dunque la logica conseguenza è: i ragazzini cambiano velocemente da un ciclo all’altro!
Cambiano: non è male come condizione di base per crescere.
Ma sono pronti al cambiamento?
E chi li ha preparati?
Certe volte pare che la scuola sia solo uno sfondo e che in primo piano trovino spazio grandi emozioni: le gioie e le delusioni, l’esuberanza e la timidezza, il coraggio e la paura.
È possibile che per qualcuno ci sia spazio mentale sufficiente da dedicare alle lezioni di storia, di italiano, di matematica e di scienze?
Certi cali di profitto fanno pensare.
Eppure li conosco da cinque anni.
Penso di sapere cosa e quanto sanno  o potrebbero dare.
Ops! Pensavo di conoscerli, pensavo di sapere!
Qualcuno però mi sfugge.
E certe frasi rubate in un sussurro tra il suono della campanella delle 16.20 e la preparazione dello zaino spingono a ripensare.
Quando si dice che i genitori non conoscono i figli per come si comportano fuori casa….
Quando ci si illude di conoscere i propri allievi a scuola… e si scopre che, pur nello stesso ambiente protetto, ci sono spazi inesplorati dai grandi dove tutto è possibile in termini di contrattazione tra pari, di vite parallele, di timidi spavaldi, di amicizie consolidate e di coppie che scoppiano.
Però….
Pero quando il meccanismo fa crack, quando il bello diventa brutto, quando  il voler essere grandi prima del tempo mette a nudo le fragilità….ecco, allora si grida: “AIUTO!”.
E allora STOP: FERMI TUTTI!
È il momento di riflettere, di capire, di provare a spiegarsi.
E allora rimandiamo la verifica sui passivi, accorciamo la spiegazione sui troncamenti e rubiamo un’ora importante.
Perché la crisi che si crea in classe è una crisi che coinvolge: parte dalla palestra, arriva in bagno all’intervallo, continua in classe anche dopo il suono della campanella.
Tutti sanno: tutti tranne la maestra.
Quindici minuti di libertà e avviene una rivoluzione.
Qualcosa di strano aleggia: facce che mandano messaggi in codice, occhi che squadrano, gente che poco prima sembrava contenta e serena e di colpo si isola, gruppetti che parlano a bassa voce in fondo alla classe….e lei, proprio lei, chiusa nel suo dolore che annega in mare di lacrime.
L’intervallo è finito: sarebbe quasi quasi ora di riprendere il lavoro…
Ho un dubbio: saranno scaramucce tra coetanei o qualcosa di più serio?
Lasciare che se la sbrighino fra loro o intervenire?
Ok:  stavolta si fa pausa, una pausa forzata.
“Mi dite cos’è successo?”
“Lei …!”
“Lui …!”
“Loro …!”
“Oh, cielo! Mezza classe coinvolta!”
Ma io dov’ero mentre si consumava la tragedia? Mentre lei incassava i colpi, l’altra reclutava alleanze, lui si defilava e loro affilavano le armi?
Semplicemente accanto a loro, ma li osservavo da un’altra prospettiva!
Ed è lì il problema: aver percepito che una situazione poteva essere conflittuale ed essermi fidata delle apparenze.
... averli creduti già grandi!
E invece sono ancora piccoli,  anche se provano a fare cose da grandi.
E allora le grida vanno ascoltate, le paure superate e le incomprensioni chiarite.
E allora il lavoro sul quaderno blu può aspettare, basta solo un’ora: un’ora importante per imparare a crescere, per capire cose da grandi.
Non è presto, troppo presto: è questo il momento. Non si capiscono i discorsi astratti sull’amicizia, sull’amore (acerbo o maturo che sia), sul rispetto, sulla libertà, sul bullismo: si capisce ciò che si vive attimo dopo attimo.
Ai protagonisti il compito più difficile: analizzare i propri comportamenti e provare a capire quelli degli altri; e a chi non è stato coinvolto direttamente si offre la possibilità di dare il proprio contributo per la risoluzione di un disagio interno alla classe.
Nessuno è escluso! Questa situazione li ha colti sul vivo: sui sentimenti.
Proprio così: perché chi ha già voluto osare a provare ne è rimasto travolto, chi ancora si gode la spensieratezza della fanciullezza già  immagina  futuri scenari.
Eppure non è successo niente: così sembrava agli occhi di un estraneo, ma per loro che si affacciano alla vita il niente più innocuo è un vortice improvviso.
Quei gesti che fino a pochi giorni prima nessuno avrebbe interpretato come ambigui, ora scatenano sentimenti incontrollabili.
Lo scontro è a due, poi a tre, poi sia allarga a macchia d’olio fino a sfuggire di mano.
E allora la richiesta implicita è quella di ristabilire l’ordine, l’equilibrio perturbato (più dagli altri o dalle proprie insicurezze?).
Ricette magiche non ce ne sono: si ripercorre a ritroso la frattura fino all’origine.
E si scoprono moti intensi, gesti goffi, parole forti, alleanze vendicative.
Fin quando il primo castello di difese crolla e la verità emerge: non la gelosia, non la rabbia, non l’ingiustizia subita, ma una grande paura ha risucchiato amicizie consolidate da anni.
Dopo un’ora di accuse che rimbalzano, di pianti singhiozzanti, di….”in fondo in fondo lo so che lui può fare gli esercizi in palestra con lei e con le altre!”… finalmente una frase chiarisce tutto a tutti: “Avevo paura che lui mi lasciasse!”.
... e nella mia povera testa, mentre provo a ricucire i rapporti e a farli parlare tra loro,  penso: “Cielo! Hanno solo 11 anni e già vivono i drammi dei grandi!
Com’è successo che ieri erano ancora bambini e oggi sono già preadolescenti in crisi?
Poco importa: la strada del cambiamento la stanno tracciando loro, non resta che camminare al loro fianco!”.
Chiariti gli equivoci, calmate la rabbia e la paura, ci si ritrova sulla linea di partenza, proprio dove erano tutti schierati prima che il vortice li assorbisse.
E per oggi è andata: lei non piange più e ha dichiarato che la loro amicizia continuerà, l’altra ha avuto una conferma importante, lui si è espresso in modo che lei si sentisse rassicurata, loro hanno capito (almeno credo) che ci si intromette in una lite senza peggiorare la situazione.
Chissà se a casa racconteranno? Chissà se i genitori chiederanno com’è andata la giornata a scuola?
Chissà se mamma e papà approfitteranno di questa occasione per aiutarli a crescere?
E intanto un’ora è andata, un’ora di vita: non ricordo di aver programmato per la settimana, fra i vari obiettivi ed attività,  un’ora di scontro-incontro.
Ma con loro è sempre stato così fin dalla prima: imprevedibili e frizzanti!
Di certo non riesco ad annoiarmi, magari mi stanco, ma sicuro….non mi annoio!



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