Poi
le sorprese! E che sorprese!
La
forza della vita che avanza, corpi che cambiano, la curiosità, la voglia di
crescere in fretta, i confronti con gli altri, la voglia di affermarsi …
E
di contro … ecco arrivare i primi dolori, le pene d’amore, le gelosie, le
rinunce, la rabbia, i pianti, uno contro l’altro, a volte uno contro tutti ...
Che
fatica crescere!
Ma
questo non era il mese delle prove quadrimestrali, delle pagelle, dei colloqui
con i genitori?
Non
insegno forse ancora alla primaria?
Erano
così i ragazzini del ciclo precedente?
Preferirei
dire: “Non ricordo! O forse … sì, ho già fatto questo percorso!”.
Eppure
non ricordo.
Non
ricordo, dunque potrebbe essere stato o non ricordo, dunque non è stato?
Impossibile
ripiegare sull’autoinganno!
Dunque
la logica conseguenza è: i ragazzini cambiano velocemente da un ciclo
all’altro!
Cambiano:
non è male come condizione di base per crescere.
Ma
sono pronti al cambiamento?
Certe
volte pare che la scuola sia solo uno sfondo e che in primo piano trovino
spazio grandi emozioni: le gioie e le delusioni, l’esuberanza e la timidezza,
il coraggio e la paura.
È
possibile che per qualcuno ci sia spazio mentale sufficiente da dedicare alle
lezioni di storia, di italiano, di matematica e di scienze?
Certi
cali di profitto fanno pensare.
Eppure
li conosco da cinque anni.
Penso
di sapere cosa e quanto sanno o
potrebbero dare.
Ops!
Pensavo di conoscerli, pensavo di sapere!
Qualcuno
però mi sfugge.
E
certe frasi rubate in un sussurro tra il suono della campanella delle 16.20 e
la preparazione dello zaino spingono a ripensare.
Quando
si dice che i genitori non conoscono i figli per come si comportano fuori
casa….
Quando
ci si illude di conoscere i propri allievi a scuola… e si scopre che, pur nello
stesso ambiente protetto, ci sono spazi inesplorati dai grandi dove tutto è
possibile in termini di contrattazione tra pari, di vite parallele, di timidi
spavaldi, di amicizie consolidate e di coppie che scoppiano.
Però….
Pero
quando il meccanismo fa crack, quando il bello diventa brutto, quando il voler essere grandi prima del tempo mette
a nudo le fragilità….ecco, allora si grida: “AIUTO!”.
E
allora STOP: FERMI TUTTI!
È
il momento di riflettere, di capire, di provare a spiegarsi.
E
allora rimandiamo la verifica sui passivi, accorciamo la spiegazione sui troncamenti
e rubiamo un’ora importante.
Perché
la crisi che si crea in classe è una crisi che coinvolge: parte dalla palestra,
arriva in bagno all’intervallo, continua in classe anche dopo il suono della
campanella.
Tutti
sanno: tutti tranne la maestra.
Quindici
minuti di libertà e avviene una rivoluzione.
Qualcosa
di strano aleggia: facce che mandano messaggi in codice, occhi che squadrano,
gente che poco prima sembrava contenta e serena e di colpo si isola, gruppetti
che parlano a bassa voce in fondo alla classe….e lei, proprio lei, chiusa nel
suo dolore che annega in mare di lacrime.
L’intervallo
è finito: sarebbe quasi quasi ora di riprendere il lavoro…
Ho
un dubbio: saranno scaramucce tra coetanei o qualcosa di più serio?
Lasciare
che se la sbrighino fra loro o intervenire?
Ok: stavolta si fa pausa, una pausa forzata.
“Mi
dite cos’è successo?”
“Lei
…!”
“Lui
…!”
“Loro
…!”
“Oh,
cielo! Mezza classe coinvolta!”
Ma
io dov’ero mentre si consumava la tragedia? Mentre lei incassava i colpi,
l’altra reclutava alleanze, lui si defilava e loro affilavano le armi?
Semplicemente
accanto a loro, ma li osservavo da un’altra prospettiva!
Ed
è lì il problema: aver percepito che una situazione poteva essere conflittuale
ed essermi fidata delle apparenze.
... averli
creduti già grandi!
E
invece sono ancora piccoli, anche se
provano a fare cose da grandi.
E
allora le grida vanno ascoltate, le paure superate e le incomprensioni
chiarite.
E
allora il lavoro sul quaderno blu può aspettare, basta solo un’ora: un’ora importante
per imparare a crescere, per capire cose da grandi.
Non
è presto, troppo presto: è questo il momento. Non si capiscono i discorsi
astratti sull’amicizia, sull’amore (acerbo o maturo che sia), sul rispetto,
sulla libertà, sul bullismo: si capisce ciò che si vive attimo dopo attimo.
Ai
protagonisti il compito più difficile: analizzare i propri comportamenti e
provare a capire quelli degli altri; e a chi non è stato coinvolto direttamente
si offre la possibilità di dare il proprio contributo per la risoluzione di un
disagio interno alla classe.
Nessuno
è escluso! Questa situazione li ha colti sul vivo: sui sentimenti.
Proprio così: perché
chi ha già voluto osare a provare ne è rimasto travolto, chi ancora si gode la
spensieratezza della fanciullezza già
immagina futuri scenari.
Eppure
non è successo niente: così sembrava agli occhi di un estraneo, ma per loro che
si affacciano alla vita il niente più innocuo è un vortice improvviso.
Quei
gesti che fino a pochi giorni prima nessuno avrebbe interpretato come ambigui,
ora scatenano sentimenti incontrollabili.
Lo
scontro è a due, poi a tre, poi sia allarga a macchia d’olio fino a sfuggire di
mano.
E
allora la richiesta implicita è quella di ristabilire l’ordine, l’equilibrio
perturbato (più dagli altri o dalle proprie insicurezze?).
Ricette
magiche non ce ne sono: si ripercorre a ritroso la frattura fino all’origine.
E
si scoprono moti intensi, gesti goffi, parole forti, alleanze vendicative.
Fin
quando il primo castello di difese crolla e la verità emerge: non la gelosia,
non la rabbia, non l’ingiustizia subita, ma una grande paura ha risucchiato
amicizie consolidate da anni.
Dopo
un’ora di accuse che rimbalzano, di pianti singhiozzanti, di….”in fondo in
fondo lo so che lui può fare gli esercizi in palestra con lei e con le altre!”…
finalmente una frase chiarisce tutto a tutti: “Avevo paura che lui mi
lasciasse!”.
...
e nella mia povera testa, mentre provo a ricucire i rapporti e a farli parlare
tra loro, penso: “Cielo! Hanno solo 11
anni e già vivono i drammi dei grandi!
Com’è
successo che ieri erano ancora bambini e oggi sono già preadolescenti in crisi?
Poco
importa: la strada del cambiamento la stanno tracciando loro, non resta che
camminare al loro fianco!”.
Chiariti
gli equivoci, calmate la rabbia e la paura, ci si ritrova sulla linea di
partenza, proprio dove erano tutti schierati prima che il vortice li
assorbisse.
E
per oggi è andata: lei non piange più e ha dichiarato che la loro amicizia
continuerà, l’altra ha avuto una conferma importante, lui si è espresso in modo
che lei si sentisse rassicurata, loro hanno capito (almeno credo) che ci si
intromette in una lite senza peggiorare la situazione.
Chissà
se a casa racconteranno? Chissà se i genitori chiederanno com’è andata la
giornata a scuola?
Chissà
se mamma e papà approfitteranno di questa occasione per aiutarli a crescere?
E
intanto un’ora è andata, un’ora di vita: non ricordo di aver programmato per la
settimana, fra i vari obiettivi ed attività, un’ora di scontro-incontro.
Ma
con loro è sempre stato così fin dalla prima: imprevedibili e frizzanti!
Di
certo non riesco ad annoiarmi, magari mi stanco, ma sicuro….non mi annoio!
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