18 febbraio 2013

Casalinghe (o desperate housewives) per scelta o necessità?

Girovagando nella rete ho trovato questo articolo di qualche mese fa de Il corriere della sera nella sezione La 27esima ora.
L'argomento interessa moltissimo tutte le mamme italiane in questi ultimi tempi che si trovano si fronte al bivio "Lavoratrice" o "Mamma".
Sarebbe bello raccogliere le vostre esperienze e, sarebbe ancora più bello, confrontare le esperienze delle mamme italiane con le mamme che vivono in altri paesi!
Nel frattempo vi lascio alla ricerca sull'argomento condotta dall'Università di Firenze.

Cresce il numero delle donne che lavorano a casa. L’ultimo dato è di ieri. In base al rapporto Ocse, il tasso di occupazione femminile in Italia nel 2011 è del 46,5% (contro il 35,5% del 1995), in calo rispetto al 47,2% del 2008. Le casalinghe, dice l’Istat sono quasi 5 milioni, 800 mila le under 35. Lasciano o perdono il lavoro nei primi due anni dopo la nascita di un figlio. E per la metà di quelle che lo hanno lasciato è  una scelta. Non sempre libera. Ma resta comunque una decisione individuale. Perché? E soprattutto
Si diventa casalinghe per scelta o per necessità?
Uno studio dell’Università di Firenze commissionato dalla dall’assessorato al Lavoro della Provincia fiorentina, ha cercato di ricostruire l’immagine delle casalinghe di oggi, e di capire le motivazioni che spingono una percentuale ancora così consistente di donne a restare fuori dal mercato del lavoro.
Attraverso interviste e questionari lo studio disegna quattro profili di donne che lavorano a casa.

Per continuare a leggere l'articolo clicca qui.

4 commenti:

  1. Non so se appartengo al gruppo delle soddisfatte o delle temporanee, certo è che quando è nata mia figlia ho sentito il desiderio fortissimo di dedicarmi a lei (e agli altri figli, se ne verranno) mettendo in stand-by il lavoro. C'erano le condizioni, c'era una condivisione profonda con mio marito (qualcuno dirà "tradizionale", io la definirei rispettosa delle diverse esigenze) e c'era soprattutto la mia voglia di vivere la maternità in questo modo, dopo un percorso fatto di studio, lavoro, volontariato molto intenso.
    Credo che ci sia qualcosa di molto moderno nel rivendicare il diritto di occuparsi dei propri figli, per noi figlie di madri lavoratrici, cresciute tra asili e babysitter.
    Più che chiedersi, come fa l'articolista, se ci poniamo il problema dell'indipendenza economica dal partner io chiederei cosa aspettiamo a riconoscere anche economicamente il valore del nostro impegno per la collettività. Quanto costa alla collettività un bambino al nido? Se lo tengo a casa dunque faccio risparmiare il comune che lo finanzia, il valore aggiunto del mio lavoro di madre è a beneficio di tutti!
    Ecco... Pensiamoci!
    Paola

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  2. Io ho sempre lavorato prima, durante e dopo le 2 lauree con sacrifici ho conseguito. Dopo il matrimonio, mi sono trasferita nella città dove lavora mio marito, lasciando famiglia, amici e lavoro. Per fortuna ne ho trovato un altro, ma l'ho dovuto lasciare quando ho scoperto di essere incinta, perchè sono stata molto molto male e, per non stare sola mentre mio marito lavorava (a turni assurdi!), sono tornata per un po' a casa da mia madre. Anche dopo la nascita della mia bambina ho avuto difficicoltà a conciliare lavoro e famiglia, perchè il nido (privato, perch il pubblico non c'è qui vicino) costa tanto, la bambina comunque anche quando ci va, poi sta spesso malata, perciò dovrei prendere anche una baby sitter (non ho nonni o parenti che me la possano tenere) e, insomma, a cont fatti guadagnerei meno di quando dovrei spendere...
    Perciò, per il momento, scrivo post e blog dal pc di casa e, per il momento, è tutto ;-)

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  3. Eccomi!
    Essere casalinghe per scelta o meno, ne parlerò prossimamente nel mio blog. La cosa invece che racconterò è "essere casalinghe, stipendiate".
    Vivo in Francia, dove non lavoro ma seguo a tempo pieno la crescita di mio figlio. Passeggiando qui è comune vedere famiglie numerose, 3 o 4 figli al seguito. La Francia ha una politica sulla famiglia molto piu sviluppata di quella Italiana. Soprattutto economicamente parlando, ci sono tanti aiuti, per non lasciare in difficoltà le persone che decidono di smettere di lavorare per stare a casa. In primis, c'è il bonus bebè al settimo mese di gravidanza che sfiora il migliaio di euro. Pensato per le spese che i genitori devono affrontare in vista del nascituro. Poi facendo domanda alla Caf, servizio che si occupa delle famiglie, si può accedere a diverse agevolazioni. Un contributo mensile fino al terzo anno di età del bambino, un assegno famigliare dal secondo figlio fino ai 18 anni. Ad aumentare per ogni figlio che nasce. La possibilità di detrarre la baby sitter nella dichiarazione dei redditi se la madre ha intenzione di rientrare a lavorare, altrimenti di un contributo pari a quello che è lo stipendio di un part time in Italia se la madre invece decide di stare a casa e crescere i figli. E c'è da dire che questi assegni non escludono l'altro, si possono avere tutti insieme, arrivando ad uno stipendio quasi di un full time. Se la madre non lavora, allora lo stato pensa a versare i contributi per la pensione. Inoltre se si rientra nei 46mila euro annui se si lavora in due oppure i 34mila se lavora solo uno si ha diritto al contributo sulla casa. Una parte dell'affitto o del mutuo viene pagato direttamente dallo stato. Parlare di soldi e figli per molti non è corretto, per la Francia invece dare questi aiuti alle famiglie permette a giovani di progettare il proprio futuro, cosa che in Italia non succede e ci ritroviamo i trentenni a vivere con i genitori.
    Tutti questi "aiuti" vanno direttamente al conto bancario mensilmente della madre, cosi anche la coscienza non pesa, se si è ancora abituati a sentirsi dire che si sta alle spalle del marito!

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    1. Grazie Fofina per questo contributo! Noi vediamo la realtà Francese come qualcosa di straordinario, ma dovrebbe essere quella la normalità! Soprattutto il riconoscimento del ruolo e del lavoro materno all'interno della famiglia e, soprattutto, non sentirsi inutili nella società o perchè dipendenti dal marito. In Italia i soldi ci sono, ma come è ovvio a tutto il mondo vengono sperperati per cose futili!

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