12 febbraio 2013

Diario di una maestra: Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni

Era appena ieri settembre.
Il cartellone con la coppa del mondo sulla porta recitava: "IL FUTURO  APPARTIENE A COLORO CHE CREDONO  NELLA BELLEZZA DEI PROPRI SOGNI."  (Eleanor Roosevelt).
Era già un invito a guardare oltre la scuola, oltre le regole grammaticali, oltre i problemi e le formule di geometria, oltre le prove Invalsi…..perchè la vita, la vera vita si gioca fuori.
E allora a scuola cosa si fa?
“Cosa facciamo quest’anno?”, è la domanda che in molti mi hanno fatto i primi giorni di scuola.
“Quest’anno faremo un sacco di cose belle e ci divertiremo!”,  rispondevo accennando al tutto e al niente. Ma già quello ai miei ragazzi bastava.
Certo,  mantenere una promessa del genere è facile se ad aiutarmi ci sono la LIM, i cartelloni colorati con i personaggi famosi (che in tanti ancora non conoscono), una collega fantastica e tanti progetti  (motoria, musica, educazione all’affettività, l’incontro con un magistrato sulla legalità, i ragazzi delle medie che vengono a presentare il loro indirizzo musicale, ecc).
E tutto aiuta a capire, a scoprire e a conoscersi. E ogni attività che si svolge aumenta potenzialità e consapevolezza.
Si cerca l’ora di motoria per sfogarsi, per fare gli esercizi con l’amica/o del cuore, per ridere e cacciare qualche urletto che in classe si trattiene, per buttarsi per terra senza essere sgridati, per sentirsi liberi di non essere giudicati: a motoria non si danno voti durante le lezioni (se non alla fine del quadrimestre e in genere sono tutti alti!!!).
Si fanno esercizi di consolidamento degli schemi motori, ci si rilassa giocando, si impara che è bello vincere una partita, ma che bisogna anche imparare a saper perdere e soprattutto a rispettare le regole. Si formano coalizioni di maschi contro femmine e guai a chiamarle il sesso debole: certe ragazzine hanno una tendenza innata a non farsi sottomettere e non  temono neanche il più grande e il più forte dei maschi: e pensare che in uno scontro fisico avrei paura io stessa di farmi male!

Si cerca l’ora di musica perché la tipetta di turno, la rockettara,  sicuramente sfiderà la maestra con una sommossa a colpi di mano sul banco. Mai visto un talento del genere, mai vista un’adesione così completa e convinta da parte del gruppo classe:  ritmo scandito alla precisione. La guida è un vero leader carismatico! Piovono risate che tradotte assomigliano a frasi del tipo: “…e adesso prova a fermarci, ….se riesci!!! Siamo bravi! Facciamo musica! Va tutto bene! Ora conduciamo noi il gioco!!”
Fortuna che quando il limite dei decibel è superato,  richiamarli alla moderazione è facile, basta dire: “Sssh, altrimenti prima o poi ci cacciano tutti da questa classe e poi dalla scuola …. e ci ritrovano in giro per Seregno a vagare come pecore al pascolo!!!!”, …. e ridere … ridere di loro con loro.
Ridere di un potere che in poco tempo sono riusciti a rubare, ma che hanno anche saputo restituire, pur nella convinzione che alla prima possibilità lo reclameranno nuovamente.
E poi ci sono tutte le materie curriculari … quelle serie, quelle dei compiti, delle lezioni, delle verifiche e delle interrogazioni.

Sì, perché a scuola si lavora veramente tanto, ma ci sono anche spazi in origine neutri che acquistano una valenza multidisciplinare e formativa di alto livello. Sono gli spazi dei mondi possibili, della libera espressione, della pausa riflessiva, del “maestra proprio non ce la faccio a stare in classe, usciamo io e te da soli a parlare?”.  E di lì a poco fai esperienza del tuo essere un po’ meno insegnante, un po’ meno educatrice e ascolti il loro mondo pieno di paure e di piccoli grandi drammi.
Perché a scuola si vive, si sogna, ci si mette alla prova, si è tenuti ad ascoltare con rispetto i grandi e i compagni….ma si trovano anche tanti sorrisi e tante orecchie attente!
Forse solo così si può continuare a sognare e ad immaginare un futuro  da calciatore, da musicista, da ballerina o da biologa marina.



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