6 giugno 2013
29 maggio 2013
27 maggio 2013
24 maggio 2013
Diario di una mamma: Nel fiume delle generazioni
Io sono nata a Torino da genitori romagnoli e non mi sono mai sentita né torinese, perché non lo ero di famiglia, né romagnola perché non ho mai vissuto in Romagna.
Crescendo ho cambiato spesso città e la mia sensazione di mancare di radici certe si è acuita... quando mi chiedono "di dove sei?" vado sempre un po' in crisi!
Da quando mi sono sposata vivo in Sardegna e con mio marito abbiamo scelto di vivere qui (tra le altre ragioni) anche perché desideravo che i miei figli sapessero sempre da dove venivano, si sentissero e fossero davvero radicati in un luogo, pur avendo una mamma "dislocata"
Per questo tengo molto al fatto che Mimì senta parlare in sardo dal nonno, visiti e conosca la sua terra e partecipi ai momento di festa.
E per questo abbiamo voluto che sfilasse in costume alla festa del patrono del paese del babbo.
Era bellissima vestita in abiti che le donne si tramandano l'una con l'altra, preziosi nelle stoffe e nei ricami, ed era molto concentrata nel guardare donne e uomini in costume, nell'ascoltare la banda e poi le launeddas (strumenti a fiato fatti con le canne, tipici della Sardegna), nel guardare la statua del Santo che attraversava le vie del paese.
Al di là del significato religioso, in questa scelta c'era da parte nostra il desiderio che fin dalla più tenera infanzia potesse percepirsi parte di una tradizione, immersa nel corso delle generazioni che nel passarsi il testimone si trasmettono anche usi e costumi.
Questo desideriamo per lei, insieme alla capacità di vivere appieno il tempo della Festa, che è quello specifico spazio nella nostra vita che dedichiamo al ringraziare per ció che siamo e allo stare con gli altri.
E, nel suo piccolo, la nostra bimba ci ha fatto capire che ha apprezzato questo momento, l'ha goduto e -quando sarà grande- potrà riviverlo attraverso il milione di foto che abbiamo fatto!
Crescendo ho cambiato spesso città e la mia sensazione di mancare di radici certe si è acuita... quando mi chiedono "di dove sei?" vado sempre un po' in crisi!
Da quando mi sono sposata vivo in Sardegna e con mio marito abbiamo scelto di vivere qui (tra le altre ragioni) anche perché desideravo che i miei figli sapessero sempre da dove venivano, si sentissero e fossero davvero radicati in un luogo, pur avendo una mamma "dislocata"
Per questo tengo molto al fatto che Mimì senta parlare in sardo dal nonno, visiti e conosca la sua terra e partecipi ai momento di festa.
E per questo abbiamo voluto che sfilasse in costume alla festa del patrono del paese del babbo.
Era bellissima vestita in abiti che le donne si tramandano l'una con l'altra, preziosi nelle stoffe e nei ricami, ed era molto concentrata nel guardare donne e uomini in costume, nell'ascoltare la banda e poi le launeddas (strumenti a fiato fatti con le canne, tipici della Sardegna), nel guardare la statua del Santo che attraversava le vie del paese.
Al di là del significato religioso, in questa scelta c'era da parte nostra il desiderio che fin dalla più tenera infanzia potesse percepirsi parte di una tradizione, immersa nel corso delle generazioni che nel passarsi il testimone si trasmettono anche usi e costumi.
Questo desideriamo per lei, insieme alla capacità di vivere appieno il tempo della Festa, che è quello specifico spazio nella nostra vita che dedichiamo al ringraziare per ció che siamo e allo stare con gli altri.
E, nel suo piccolo, la nostra bimba ci ha fatto capire che ha apprezzato questo momento, l'ha goduto e -quando sarà grande- potrà riviverlo attraverso il milione di foto che abbiamo fatto!
Le foto sono di proprietà di Paola Lazzarini ©
23 maggio 2013
Coccole&Massaggi
“Il miglior modo di essere genitore nasce dall’amore puro. Il saggio si sintonizza col vero bisogno del bambino e lo soddisfa prontamente.” Tratto da “Il tao della maternità” di Vimala McClure.
In questo mio nuovo contributo, facendo anche un piccolo passo indietro, parlerò delle origini del massaggio, come e da quando esso rappresenta un’arte anche medica.
Il termine massaggio deriva dall’arabo “mash” che significa frizionare, premere ma anche dal greco “massein” che significa impastare, modellare ed è da tempo la più antica forma di terapia fisica per alleviare dolori, basti pensare che i primi riferimenti al massaggio risalgono a 2700 anni fa in alcuni manoscritti di Medicina Cinese.
In qualità di pratica di rilassamento e antifatica se ne trovano tracce nei testi indiani di 2000 anni fa.
Nel “Kong Fou”, elaborato cinese del 2698 a. C. sono presenti alcuni esercizi fisici e molti tipi di massaggi utili al raggiungimento di un perfetto equilibrio psico-fisico. Nel XVIII secolo a.C., nel testo sacro l’Ayur-Veda si raccomanda il massaggio a scopo igienico.
Ippocrate (406 a.C.) scriveva: “i medici devono essere esperti in molte cose, tra queste senza dubbio anche il massaggio”.
Nel “Kong Fou”, elaborato cinese del 2698 a. C. sono presenti alcuni esercizi fisici e molti tipi di massaggi utili al raggiungimento di un perfetto equilibrio psico-fisico. Nel XVIII secolo a.C., nel testo sacro l’Ayur-Veda si raccomanda il massaggio a scopo igienico.
Ippocrate (406 a.C.) scriveva: “i medici devono essere esperti in molte cose, tra queste senza dubbio anche il massaggio”.
21 maggio 2013
Giro giro tondo...
Questa canzoncina è una delle più
semplici filastrocche per bambini esistente. Anche i più piccini possono
impararla con facilità e masticare le loro prime parole. Inoltre è di rapida
esecuzione e comprende movimenti semplici semplici, che si possono eseguire
anche con lasciando un bimbo sul passeggino, se non cammina ancora, o per far
muovere i primi passi in sicurezza a chi sta cercando di diventare autonomo nel
camminamento.
Spesso ai bambini questo semplice
canto piace molto, perché non faticano a riconoscerlo, a memorizzarne lo
svolgimento e a riprodurre l’aspetto coreografico. E, senza accorgersene,
soprattutto se vi capita di cantarla insieme ad altri bambini, è una canzone
che “fa gruppo”, rende i bambini amici e solidali, anche se non si conoscono e
non si sono mai incontrati prima.
Il girotondo può diventare
un’occasione di incontro e un momento di condivisione molto piacevole, se ben
gestito dalle figure adulte. Coinvolgere i bambini, di solito, è facile e non
vengono richieste particolari abilità, se non quelle di far loro comprendere
come si svolga la canzone e secondo quali regole. Inoltre sarebbe bene tenere
d’occhio i bambini che cercano di evitarsi o che hanno avuto delle piccole
discussioni, per poter ruotare, a turno, i compagni e mettere l’uno accanto
all’altro anche loro.
20 maggio 2013
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