Cari genitori ed educatori,
partiamo da una candida ammissione, chi di noi non ha mai
detto la bugia per eccellenza: “Non sono stato io!”.
Dando per scontata la risposta alla domanda di cui sopra,
possiamo iniziare la nostra riflessione asserendo che le bugie sono
una tipica espressione del mondo dell’infanzia, quasi come fosse una formula
magica, utile a salvaguardarsi dalle “strettezze” della realtà adulta, ricca di
luoghi comuni e di limiti nel vedere e vivere la realtà, nel modo creativo a
loro più congeniale.
Non dimentichiamo mai che i bambini, utilizzando la fantasia
e l’inventiva, montando e smontando i fatti del quotidiano, così come i loro
personaggi e luoghi, eliminano ciò che meno piace a favore di ciò che si
vorrebbe accadesse davvero: in altre parole, se i bambini apprendono con
l’utilizzo della fantasia e della creatività, lo fanno anche attraverso la
bugia!!!
La prima grossa considerazione che possiamo fare dopo queste
poche righe è che le bugie rappresentano per il bambino una fase evolutiva, normale,
inevitabile e necessaria destinata a risolversi con la crescita.
Il bambino scopre la bugia già da molto piccolo, attorno ai 3
anni, quando comincia a rendersi conto che è possibile inventare le
cose, magari evitando di dire tutto quello che accade.
La svolta sta nel fatto che il bambino si rende conto che
oltre al “pensiero delle parole”, condiviso e condividibile con gli altri,
possiede anche un “pensiero interiore”, completamente suo, una sorta di limite
invalicabile oltre il quale nessuno può penetrare per comprendere cosa
effettivamente pensi o senta.
Alle soglie della pubertà, verso 10 anni, il bambino impara
la tecnica della dissimulazione, il modo di non dire una bugia,
semplicemente tacendo una parte della verità (esempio tipico, il bambino che dice
alla mamma di aver preso un ottimo voto “omettendo” il particolare della nota
per aver fatto disastri durante l’ora successiva).
La dissimulazione è un comportamento che riduce il senso
di colpa di chi mente, visto che si ritiene di non aver proprio detto una
bugia, offrendo la via di fuga della scusante:”Non lo sapevo!”, “Non ricordavo!”.
Ma quali tipi di bugia esistono e cosa potrebbero
sottintendere?
“Non sono stato io!”, di cui dicevamo
poco sopra, è la classica bugia di discolpa, che dovrebbe scomparire con il
crescere del bambino.
La loro persistenza indica insicurezza, così come potrebbe
nascondere il timore legato a punizioni, giudizi severi e disapprovazione.
Si farà fatica ad assumersi la responsabilità delle proprie
azioni, quindi meglio mentire piuttosto che deludere i propri genitori.
Il lavoro consisterà nell’insegnare al bambino che bisogna
contemplare la possibilità dell’errore e della frustrazione, senza la necessità
dello sviluppare un malsano senso di vergogna o peggio ancora di colpa.
La calunnia, “Non sono stato io! È stato
lui!”.
Pur potendo rientrare nei comportamenti antisociali, in
questo caso per favorire un reale cambiamento nel bambino è necessario usare
pazienza, ascolto e comprensione, riuscendo in tal modo ad insegnargli che le
questioni vanno affrontate con lealtà e assunzione di responsabilità.
Le vanterie, quei modi di fare utili a modificare la
realtà ricorrendo all’immaginazione, che servono a “farsi belli” di
fronte agli altri.
È necessario comprendere se tale distorsione della realtà
nasce da un senso di oppressione o di un inferiorità sociale molto forte,
soprattutto quando i bambini sono inseriti in ambienti sfavorevoli e poco
adatti alle proprie esigenze e possibilità.
Le bugie consolatorie, sono storie che si
inventano per consolarsi, trovare sicurezze e risolvere al meglio
situazioni difficili.
Sono desideri che il bambino cerca di esaudire con
l’ausilio della fantasia e che l’adulto può interpretare al fine di capire
le sue paure, le sue sofferenze e i suoi desideri.
Molto spesso mi viene chiesto quando le bugie devono
preoccupare, probabilmente non c’è una risposta univoca, ma la linea di
demarcazione potrebbe essere quando il bambino comincia a costruire mondi fatti
di illusioni, sogni, desideri per nulla legati ad una realtà, fosse anche
spiacevole.
Tali atteggiamenti, quando persistono, potrebbero andare ad
indicare un vissuto di forte disagio da parte dell’individuo, che cerca quindi
di compensare modificando la realtà come meglio sarebbe.
Prima di concludere qualche consiglio da dare ai genitori
per insegnare ai bambini ad evitare le bugie:
- non bisogna avere troppe aspettative nei confronti dei propri figli, perché queste possono diventare veri e propri pesi difficili da portarsi dietro nella vita
- si deve trasmettere al bambino il sano concetto di fiducia, di affidarsi a quelle persone che sono positive nel quotidiano di un individuo
- nel caso in cui ci si trovi di fronte a delle bugie, bisogna cercare di capirne il motivo, proponendo anche delle soluzioni alternative
- non etichettare mai un bambino come “bugiardo”, perché il rischio è quello di farlo sentire tale, incoraggiandolo ad un comportamento che, in realtà, si vorrebbe evitare
- nel momento in cui il bambino ammette i suoi errori non punirlo! Il messaggio che potrebbe recepire è che dire la verità non è un fatto conveniente, mentre sarà da furbi mentire
- invitalo al dialogo, che deve sempre rimanere “aperto” all’interno della funzionalità familiare
- ricorda: dai sempre il ”buon esempio!”. Anche nel caso in cui i bambini pongono domande complesse o imbarazzanti, la regola dovrebbe essere quella di non mentire mai. Tenendo conto che il bambino impara anche per imitazione, se il genitore mente, pur se a fin di bene, il bambino potrebbe sentirsi autorizzato a fare altrettanto.
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