La settimana appena trascorsa è
stata proprio bellissima!
Tanti eventi dentro e fuori la
scuola hanno aperto finestre di conoscenza!
Quanto amo la quinta!!! Peccato
stia per finire …
Cominciamo dalla realizzazione
del lavoretto per la festa del papà.
Tempere, acquerelli, pastelli,
cartoncini, scotch biadesivo, cornici di legno: tanto lavoro e tantissima
soddisfazione!
Fare e rifare, provare e
migliorare… finché il risultato non è almeno vicino alle aspettative.
Alla fine mostrare alla classe i
loro quadretti terminati, ormai assemblati e pronti per essere appesi a
casa…non ha prezzo; vedere espressioni allegre che accompagnano un applauso
spontaneo… ugualmente non ha prezzo; premiarli con il massimo dei voti… e sorprenderli increduli nel domandare:
“Scriviamo 10?”…: solo in quinta si può fare!!!!
Ma come sono stati bravi per le
strade di Seregno!!!?? Non li ho mai
visti così ordinati e silenziosi! Per non parlare dei complimenti dei passanti…
(Se vengo a sapere dove
abitano quelle due viandanti seregnesi,
sicuramente in giro a zonzo, che
incitavano dei poveri alunni silenziosi e obbedienti a fare più rumore in strada….
mi piazzo sotto casa loro alle tre del mattino con la musica a palla….. finché
non rivalutano la compostezza dei miei ragazzi!).
Bellissima poi la foto di gruppo
prima di entrare; inusuale e
rassicurante l’attenzione dimostrata durante la presentazione dei libri, anche
attraverso domande pertinenti: certi
giorni sono proprio speciali, direi unici ed eccezionali.
Cos’è rimasto dell’incontro con i
bibliotecari? La loro simpatia, la possibilità di scoprire il divertimento
anche nella lettura (che sia in prosa o
in poesia), la conferma che gli adulti
hanno del tempo da dedicare ai più piccoli,
la riscoperta di un luogo già visto altre volte, ma che acquista sempre
un’attrazione particolare in virtù del
potere magico delle parole.
Fantasia e realtà: due poli
opposti che calamitano bisogni in crescita.
Forse è stato questo l’elemento
centrale: l’aver colto appartenenze di
un vicino passato per proiettarle nell’immediato futuro, attraversare quel
ponte che dalla fanciullezza conduce
alla preadolescenza. Una metamorfosi
necessaria che la scuola, la famiglia e le varie formazioni presenti sul
territorio aiutano a compiersi, ciascuna secondo proprie dinamiche e
competenze.
E ora … l’evento centrale e nodale di tutta la scorsa
settimana: l’elezione di Papa Francesco.
(Ne parlo o non ne parlo?
Approfondisco? E i musulmani?
…
Ho trovato il modo! Lo faccio!
GRAZIE, PUNTUALISSIMA
TIROCINANTE!!!
GRAZIE, ADORATISSIMA LIM!!!)
Ore 14.20 suona la campanella del
rientro: attendiamo chi è andato a casa a mangiare o dalle suore.
Sanno già che cominciare le
attività del pomeriggio con la LIM è garanzia di piacevolezza!
Parte il video: è l’annuncio alla piazza.
È qualcosa di famigliare, di
emozionante: iniziano i commenti.
Capisco che molti a casa hanno
seguito l’evento.
Lascio scorrere le immagini fino
alla fine, senza dire niente.
Pazzesco! Mentre il Papa prega,
mentre la folla coglie l’invito, anche loro si sentono coinvolti: danno la mano ai compagni a destra
e a sinistra e iniziano a pregare a voce alta! Io e l’insegnante di sostegno ci
guardiamo un istante con un po’ di imbarazzo e incredulità. Sono serissimi. Li
lasciamo fare, restiamo ammutolite.
Chiedo se gli è piaciuto il
video. Lo vogliono rivedere.
Riparte la visione: riparte la
catena di mani intrecciate e la preghiera a voce alta.
Perbacco: la mia è un’ora di
italiano, non di religione! … ma lascio fluire … : male non fa!
Analizziamo il cerimoniale.
Proviamo a capire qualcosa di
questo nuovo Papa dal silenzio iniziale, dagli sguardi, dalle parole e dai
gesti.
Colgono subito la simpatia e
l’invito alla preghiera.
Stabilisco un confronto con
Ratzinger e Wojtyla: mi servono altri due filmati.
Trovarli non è difficile.
Emergono personalità diverse,
obiettivi differenti, ricordi offuscati: del resto solo Papa Francesco sarà il
primo vero loro Papa.
E piace! Piace tanto, fin dai
primi minuti!
Ricordo loro che ora è “ il Papa”:
prima era altro!
Tanti, tanti anni fa era anche lui
un bambino, è stato un ragazzo, ha studiato, si è divertito … e solo ora è
diventato Papa Francesco.
Probabilmente il suo pontificato
si caratterizzerà per un contatto diretto con i fedeli, proprio come aveva già
fatto Giovanni Paolo II.
Qualcosa nel suo offrirsi ai
fedeli ricorda Giovanni XXIII.
Sono decisamente sorpresi quando dico loro che il Papa Buono una sera si
era rivolto alla folla con queste parole: “Tornando a casa,
troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la
carezza del Papa”.
L’incredulità si trasforma in
estrema felicità.
È il momento di presentare il
filmato di Wojtyla per capire il suo rapporto con i bambini e i giovani.
E il lontano diventa vicino, il
non conosciuto diventa già vissuto: i sorrisi, gli abbracci, il contatto, la
simpatia, la spontaneità, l’apertura
all’incontro diventano il già sperimentato nel rapporto con i nonni.
Il Papa di allora diventa “nonno
Wojtyla”.
Il teorema della tenerezza si
dipana: comprendono la natura umana e spirituale di una simile figura, il suo
ruolo carismatico e di guida.
Ora attendono di vedere come sarà
Papa Francesco.
Intanto hanno già cercato
informazioni: hanno scoperto che le sue origini sono italiane, che è stato
operato ad un polmone, che è un tifoso, che è stato fidanzato, che ama il
tango, ecc …
Passioni e debolezze umane lo
rendono più accessibile e comprensibile.
Hanno già le idee chiare sul come
lo vorrebbero: deve giocare con bambini, mettersi la tuta e sfidarli a calcio,
aiutare i poveri, fermare le guerre, ricordare sempre a tutti che devono
pregare di più, non deve pensare solo al lusso ma deve vivere in modo semplice,
deve essere per loro un modello da seguire; qualcuno lo vorrebbe nella sua
chiesa per ricevere la benedizione dal vivo.
Papa Francesco è stato eletto solo
da pochi giorni e loro hanno già una miriade di aspettative nei suoi confronti.
Beata gioventù dalle infinite
possibilità!!!
Scrive così una ragazzina al
termine di un tema: “Non credo possa esistere un uomo così perfetto, ma non
perdiamo la speranza!”.
Accidenti agli errori di
ortografia: … ma che gran bel finale per un tema e per la vita!
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