26 marzo 2013

Diario di una maestra: Habemus Papa Francesco

La settimana appena trascorsa è stata proprio bellissima!
Tanti eventi dentro e fuori la scuola hanno aperto finestre di conoscenza!
Quanto amo la quinta!!! Peccato stia per finire …
Cominciamo dalla realizzazione del lavoretto per la festa del papà.
Tempere, acquerelli, pastelli, cartoncini, scotch biadesivo, cornici di legno: tanto lavoro e tantissima soddisfazione!
Fare e rifare, provare e migliorare… finché il risultato non è almeno vicino alle aspettative.
Alla fine mostrare alla classe i loro quadretti terminati, ormai assemblati e pronti per essere appesi a casa…non ha prezzo; vedere espressioni allegre che accompagnano un applauso spontaneo… ugualmente non ha prezzo; premiarli con il massimo dei voti… e sorprenderli increduli nel domandare: “Scriviamo 10?”…: solo in quinta si può fare!!!!
Passiamo alla visita in biblioteca.
Ma come sono stati bravi per le strade di Seregno!!!??  Non li ho mai visti così ordinati e silenziosi! Per non parlare dei complimenti dei passanti…
(Se vengo a sapere dove abitano  quelle due viandanti seregnesi, sicuramente in giro a zonzo,  che incitavano dei poveri alunni silenziosi e obbedienti a fare più rumore in strada…. mi piazzo sotto casa loro alle tre del mattino con la musica a palla….. finché non rivalutano la compostezza dei miei ragazzi!).
Bellissima poi la foto di gruppo prima di entrare;  inusuale e rassicurante l’attenzione dimostrata durante la presentazione dei libri, anche attraverso  domande pertinenti: certi giorni sono proprio speciali, direi unici ed eccezionali.
Cos’è rimasto dell’incontro con i bibliotecari? La loro simpatia, la possibilità di scoprire il divertimento anche nella lettura (che sia  in prosa o in poesia), la conferma che gli adulti hanno del tempo da dedicare ai più piccoli,  la riscoperta di un luogo già visto altre volte, ma che acquista sempre un’attrazione particolare  in virtù del potere magico delle parole.
Fantasia e realtà: due poli opposti che calamitano bisogni in crescita.
Forse è stato questo l’elemento centrale: l’aver colto  appartenenze di un vicino passato per proiettarle nell’immediato futuro, attraversare quel ponte che  dalla fanciullezza conduce alla preadolescenza.  Una metamorfosi necessaria che la scuola, la famiglia e le varie formazioni presenti sul territorio aiutano a compiersi, ciascuna secondo proprie dinamiche e competenze.
E ora …  l’evento centrale e nodale di tutta la scorsa settimana: l’elezione di Papa Francesco.
(Ne parlo o non ne parlo? Approfondisco? E i musulmani?
Ho trovato il modo! Lo faccio!
GRAZIE, PUNTUALISSIMA TIROCINANTE!!!
GRAZIE,  ADORATISSIMA LIM!!!)
Ore 14.20 suona la campanella del rientro: attendiamo chi è andato a casa a mangiare o dalle suore.
Sanno già che cominciare le attività del pomeriggio con la LIM è garanzia di piacevolezza!
Parte il video: è l’annuncio alla piazza.
È qualcosa di famigliare, di emozionante: iniziano i commenti.
Capisco che molti a casa hanno seguito l’evento.
Lascio scorrere le immagini fino alla fine, senza dire niente.
Pazzesco! Mentre il Papa prega, mentre la folla coglie l’invito, anche loro si sentono coinvolti: danno la mano ai compagni a destra e a sinistra e iniziano a pregare a voce alta! Io e l’insegnante di sostegno ci guardiamo un istante con un po’ di imbarazzo e incredulità. Sono serissimi. Li lasciamo fare, restiamo ammutolite.
Chiedo se gli è piaciuto il video. Lo vogliono rivedere.
Riparte la visione: riparte la catena di mani intrecciate e la preghiera a voce alta.
Perbacco: la mia è un’ora di italiano, non di religione! … ma lascio fluire … : male non fa!
Analizziamo il cerimoniale.
Proviamo a capire qualcosa di questo nuovo Papa dal silenzio iniziale, dagli sguardi, dalle parole e dai gesti.
Colgono subito la simpatia e l’invito alla preghiera.
Stabilisco un confronto con Ratzinger e Wojtyla: mi servono altri due filmati.
Trovarli non è difficile.
Emergono personalità diverse, obiettivi differenti, ricordi offuscati: del resto solo Papa Francesco sarà il primo vero loro Papa.
E piace! Piace tanto, fin dai primi minuti!
Ricordo loro che ora è “ il Papa”: prima era altro!
Tanti, tanti anni fa era anche lui un bambino, è stato un ragazzo, ha studiato, si è divertito … e solo ora è diventato Papa Francesco.
Probabilmente il suo pontificato si caratterizzerà per un contatto diretto con i fedeli, proprio come aveva già fatto Giovanni Paolo II.
Qualcosa nel suo offrirsi ai fedeli  ricorda Giovanni XXIII.
Sono decisamente sorpresi quando dico loro che il Papa Buono una sera si era rivolto alla folla con queste parole: Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa”.
L’incredulità si trasforma in estrema felicità.
È il momento di presentare il filmato di Wojtyla per capire il suo rapporto con i bambini e i giovani.

E il lontano diventa vicino, il non conosciuto diventa già vissuto: i sorrisi, gli abbracci, il contatto, la simpatia, la spontaneità, l’apertura all’incontro diventano il già sperimentato nel rapporto con i nonni.
Il Papa di allora diventa “nonno Wojtyla”.
Il teorema della tenerezza si dipana: comprendono la natura umana e spirituale di una simile figura, il suo ruolo carismatico e di guida.
Ora attendono di vedere come sarà Papa Francesco.
Intanto hanno già cercato informazioni: hanno scoperto che le sue origini sono italiane, che è stato operato ad un polmone, che è un tifoso, che è stato fidanzato, che ama il tango, ecc …
Passioni e debolezze umane lo rendono più accessibile e comprensibile.
Hanno già le idee chiare sul come lo vorrebbero: deve giocare con bambini, mettersi la tuta e sfidarli a calcio, aiutare i poveri, fermare le guerre, ricordare sempre a tutti che devono pregare di più, non deve pensare solo al lusso ma deve vivere in modo semplice, deve essere per loro un modello da seguire; qualcuno lo vorrebbe nella sua chiesa per ricevere la benedizione dal vivo.
Papa Francesco è stato eletto solo da pochi giorni e loro hanno già una miriade di aspettative nei suoi confronti.
Beata gioventù dalle infinite possibilità!!!
Scrive così una ragazzina al termine di un tema: “Non credo possa esistere un uomo così perfetto, ma non perdiamo la speranza!”.
Accidenti agli errori di ortografia: … ma che gran bel finale per un tema e per la vita!

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