24 maggio 2013

Diario di una mamma: Nel fiume delle generazioni

Oggi vorrei parlare di appartenenza, in particolare l'appartenenza a un territorio.
Io sono nata a Torino da genitori romagnoli e non mi sono mai sentita né torinese, perché non lo ero di famiglia, né romagnola perché non ho mai vissuto in Romagna.
Crescendo ho cambiato spesso città e la mia sensazione di mancare di radici certe si è acuita... quando mi chiedono "di dove sei?" vado sempre un po' in crisi!
Da quando mi sono sposata vivo in Sardegna e con mio marito abbiamo scelto di vivere qui (tra le altre ragioni) anche perché desideravo che i miei figli sapessero sempre da dove venivano, si sentissero e fossero davvero radicati in un luogo, pur avendo una mamma "dislocata"
Per questo tengo molto al fatto che Mimì senta parlare in sardo dal nonno, visiti e conosca la sua terra e partecipi ai momento di festa.
E per questo abbiamo voluto che sfilasse in costume alla festa del patrono del paese del babbo.
Era bellissima vestita in abiti che le donne si tramandano l'una con l'altra, preziosi nelle stoffe e nei ricami, ed era molto concentrata nel guardare donne e uomini in costume, nell'ascoltare la banda e poi le launeddas (strumenti a fiato fatti con le canne, tipici della Sardegna), nel guardare la statua del Santo che attraversava le vie del paese.
Al di là del significato religioso, in questa scelta c'era da parte nostra il desiderio che fin dalla più tenera infanzia potesse percepirsi parte di una tradizione, immersa nel corso delle generazioni che nel passarsi il testimone si trasmettono anche usi e costumi.
Questo desideriamo per lei, insieme alla capacità di vivere appieno il tempo della Festa, che è quello specifico spazio nella nostra vita che dedichiamo al ringraziare per ció che siamo e allo stare con gli altri.
E, nel suo piccolo, la nostra bimba ci ha fatto capire che ha apprezzato questo momento, l'ha goduto e -quando sarà grande- potrà riviverlo attraverso il milione di foto che abbiamo fatto!
 
Le foto sono di proprietà di Paola Lazzarini ©



5 commenti:

  1. Il senso di appartenenza è importante, come il sentirsi parte di un fluire della vita, "nel fiume delle generazioni", come dicevi bene tu, Paola. Partecipare ai momenti forti del luogo in cui si vive è, giustamente, un radicarsi. Vero è che ci sono molti modi di radicarsi, di appartenere. Quello che prediligo è il radicamento nel cuore di qualcuno, riconoscersi figlia, amica, moglie, madre, creare legami sinceri e duraturi, partecipare alle gioie e ai dolori di quanti si amano, così da avere radici certe. Allora, credo, nessun luogo ci sarà estraneo, nessun luogo sarà lontano... Ma forse sono soltanto un'inguaribile romantica...

    RispondiElimina
  2. Grazie cara Anna Maria... È bellissima la tua immagine del "radicarsi nel cuore"!

    RispondiElimina
  3. bellissima riflessione e nobilissimo intento! per lo stesso motivo ho voluto portare Matilda fino a Catania a vedere S. Agata. Non abbiamo tante foto ma si é divertita un mondo! Spero di riportarla quando sará piú grandetta, vorrei se ne ricordasse.

    RispondiElimina
  4. I nostri figli sono destinati ad essere dei globetrotters... Aiutarli a conoscere e riconoscere le loro radici credo che sia un bel servizio che facciamo loro!
    Viva sant'Agata!!!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...