14 maggio 2013

Chi sbaglia... IMPARA!

Come vivono i bambini il fatto di commettere degli errori? Spesso si sentono umiliati o “non all'altezza” e spesso questo dipende da come NOI adulti reagiamo davanti ad una “déffaillance” nostra o del bambino. 
Gli stessi insegnanti spesso amano presentarsi come persone infallibili, che non sbagliano mai, depositari della realtà, ma come scrisse Antoine de Saint-Exupèry, “la verità del domani si nutre dell'errore di ieri”. 
Gli errori possono essere dolorosi, ma altamente educativi e utili. L'insegnante non è chiamato né a condannarli né ad assolverli indiscriminatamente e dovrebbe riuscire a far comprendere ai propri allievi che l'errore non è qualcosa di scandaloso, ma è il motore del sapere.
Quando in una scolaresca si scopre un errore, questo dev'essere vissuto come un momento di gioia ed è da apprezzare sia chi ha “osato” sbagliare, sia chi ha scoperto l'errore. Abbiamo scoperto un errore, cerchiamo quindi di eliminarlo, cerchiamo di migliorarci. In questo modo nessuno si vergognerà di tentare soluzioni, nessuno cioè sarà costretto a bloccare la sua creatività e nessuno si insuperbirà per aver trovato nell'altro un errore.
Ma c'è una differenza tra sbaglio ed errore. Lo sbaglio si compie quando si applica in modo errato una regola che già si conosce, mentre l'errore è quello in cui ci si imbatte quando si cercano nuove soluzioni, quando si cerca una nuova teoria. Si può dire che l'errore è legato all'immagine e alla creatività, mentre lo sbaglio è frutto di una cattiva memoria o di una scarsa attenzione. Per questo l'insegnante deve imparare a distinguere gli sbagli dagli errori creativi e cominciare a premiare questi ultimi per stimolarne la creatività e lo spirito critico.
Anche Gianni Rodari nella sua “Grammatica della fantasia” forniva preziosi consigli su come trasformare, attraverso l'immaginazione, degli errori grammaticali in splendide storie.
Immagini bizzarre fornivano lo spunto per nuove storie, nuovi racconti, attraverso domande come:

“Che cosa succederebbe se... la Sicilia perdesse tutti i bottoni?”
“Che cosa succederebbe se... un coccodrillo bussasse alla vostra porta chiedendovi un po' di rosmarino?”
“Che cosa succederebbe se...il vostro ascensore precipitasse al centro della terra o schizzasse sulla luna?”

Da un lapsus può nascere una storia. Se battendo a macchina un articolo mi capita di scrivere “Lamponia” per “Lapponia”, ecco scoperto un nuovo paese profumato e boschereccio.
Se un bambino scrive su un quaderno “l'ago di Garda”, ho la scelta tra correggere l'errore o seguirne l'ardito suggerimento e scriver la storia e la geografia di questo “ago” fantastico. Ridere degli errori è un modo per distaccarsene, per imparare da essi. 

Per i bambini può essere motivo di sollievo saper che ogni suo eventuale errore sarà rispettato e sarà fonte d'ispirazione per magici racconti.
E ricordiamoci: chi non ha paura di sbagliare, non ha paura di imparare, di crescere e di migliorare!

Fonti:
Pedagogia, epistemologia e didattica dell'errore, Dario Antiseri e alt., Rubbettino Editore, 2001.
Grammatica della fantasia, Gianni Rodari, Einaudi Ragazzi, 1973.

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