10 ottobre 2012

Tappe dello sviluppo del disegno

Il disegno dei bambini genera una forte attrattiva da parte degli adulti, ancor più se parliamo dei “capolavori” dei propri figli. Spesso infatti questi vengono esposti come fossero vere opere d’arte o raccolti in cartelline per essere conservati e poi riguardati a distanza di tempo. Si possono in tal modo osservare tutte le differenze e le somiglianze tra i vari disegni,  rendersi conto dei profondi e veloci cambiamenti in base all’età del “pittore”.
Scarabocchio
Tra i 18 e i 24 mesi il bambino fa una sorprendente scoperta: alcuni oggetti, se strofinati contro una superficie, lasciano delle tracce dietro di sé; quest’evento, appreso in maniera occasionale o stimolato dai genitori, provoca nel bimbo il desiderio e la curiosità di proseguire con gli esperimenti utilizzando materiale convenzionale e non (si possono usare penne e pennarelli ma anche il cibo, il rossetto della mamma etc). Inizialmente i movimenti sono ampi, la forza non viene ben dosata, il braccio non viene orientato e si producono linee casuali che vanno in direzioni diverse, spesso senza rispettare il margine del foglio, insomma si scarabocchia!
Nei mesi successivi si impara a controllare meglio i movimenti e a dare direzionalità al tratto e questo progresso si accompagna a un generale miglioramento di tutta la motricità fine. Verso i tre anni si iniziano a mettere in relazione due o più gesti grafici e a produrre le forme chiuse andando dunque a creare delle forme geometriche o delle semplici figure (la croce, il cerchio…); il bambino a quest’età comincia anche a dare un significato ai propri disegni, ma solo dopo averli prodotti in base alle loro caratteristiche percettive. Un passaggio molto importante che avviene verso i 3-4 anni è la rappresentazione della figura umana; questa è inizialmente costituita da un cerchio in cui vengono inseriti occhi, naso e bocca da cui partono linee singole rappresentanti gli arti (definito omino testone).
Omino testone
Con la crescita del bambino si notano figure sempre più dettagliate e ricche, ben orientate nello spazio del foglio. Verso i 5 anni il bambino riesce a “programmare” ciò che vuole rappresentare prima di iniziare a farlo; migliorano infatti non solo le capacità esecutive ma anche quelle ideative.
Nei primi anni della scuola elementare il bambino è diventato un disegnatore competente, che non disegna per rappresentare quello che vede ma seguendo un modello interno, concettuale e non visivo. Si potranno dunque osservare ad esempio “trasparenze” o “effetto a raggi x” come lo stomaco che si vede attraverso i vestiti; compare in questo periodo anche la terza dimensione, la profondità.
Durante la preadolescenza si assiste a una diversificazione dell’atteggiamento artistico con una preferenza verso esperienze visive o non visive. I ragazzi con mentalità visiva si concentrano su aspetti come luce, ombreggiature, uso prospettico dello spazio, dettagli “concreti”. Chi invece possiede una mentalità non visiva esprime le proprie esperienze soggettive tramite il disegno riportando, in maniera diversa e meno dettagliata di chi ha una mentalità visiva, le proprie emozioni e sensazioni, l’espressività mimica, la gestualità.
Lo sviluppo pittorico termina con l’adolescenza, momento in cui il ragazzo valuta le sue capacità artistiche rispetto agli standard del mondo adulto e spesso ciò lo porta ad abbandonare il disegno come mezzo espressivo per privilegiare altri canali come quello verbale.


Fonte: “il disegno dei bambini” Eleonora Cannoni - Ed. Carocci

2 commenti:

  1. Molto interessante questo post.
    Tato ha 4 anni e si trova nel pieno della fase "omino testone".

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    Risposte
    1. Ciao Drusilla,
      grazie per essere passata di qui!
      Un saluto a te e a Tato! :)

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