Le difficoltà e lo stress durante una malattia oncologica
sono frequenti e molto intense, soprattutto quando il paziente è un bambino. Il
malessere può essere espresso in modi differenti e non sempre
si riesce nel difficile compito di adattarsi alla malattia. Il disagio
può essere manifestato con:
- comportamenti aggressivi e oppositivi
- aumento della dipendenza verso le figure di riferimento
- diminuzione dell’autonomia
- problemi del sonno
- enuresi e aumento delle paure, in particolare della morte.
Tutto ciò può essere di ostacolo alla cura e può
portare al protrarsi nel tempo dell’esperienza dolorosa legata alla malattia e
alle sue conseguenze: cambiamenti
nell’aspetto fisico e alle continue ospedalizzazioni.
L’intervento psicologico deve permettere al bambino, in base
all’età e alle capacità cognitive, di comprendere ed elaborare la propria
malattia, contestualizzandola, evitando che si creino in lui delle spiegazioni
confusionarie e irreali.
Come si può intervenire?
Un ottimo strumento
sono le attività espressive che
permettono al piccolo paziente di
riconoscere ed esprimere le proprie emozione e incrementare le proprie risorse.
Giocare, disegnare, creare, leggere fiabe
permette al bambino di esplorare
ad affrontare il proprio mondo
interiore, le proprie paure, il proprio
stato d’animo e la propria immagine di sé. Usare la fantasia e la creatività
può anche essere un ottimo mezzo per permettere al bambino di staccarsi, anche
se solo per un attimo, dalla realtà e dalle sue preoccupazioni e di
giocare serenamente.
L’obbiettivo deve essere la tutela della qualità della vita del piccolo paziente, cercando di
evitare, per quanto possibile, che le attività piacevoli e quotidiane del
bambino siano compromesse.
Fonte: Annarita Adduci in Psicologia Contemporanea
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