Nel momento in cui nasce, il bambino ha già
alle spalle nove mesi di vita prenatale, periodo in cui oltre
che a sviluppare il patrimonio genetico, il feto è esposto ad una serie di
fattori ambientali a causa dello stretto rapporto con l’organismo materno nella
vita intrauterina. L'ambiente uterino è in grado di
proteggere e nutrire il feto, infatti lo mantiene a una temperatura costante e
attraverso il liquido amniotico nel
quale è sospeso lo protegge dalle scosse e dagli urti. Attraverso il sangue materno, invece, passano al feto
sostanze diverse oltre al nutrimento e all’ossigeno, che possono lasciare
tracce sullo sviluppo successivo.
Gli agenti
teratogeni sono tutti quei fattori ambientali che causano un danno congenito
all’embrione o feto come la nicotina, le droghe, la morfina o nutrizione scarsa
o inadeguata. Se la madre contrae la rosolia
nei primi due mesi è probabile che nasca un bambino con un’anomalia congenita
come cecità, sordità, malformazioni cardiache o ritardo mentale.
Dopo che i processi di ovulazione,
fertilizzazione e impianto hanno avuto luogo, si possono distinguere due fasi
dello sviluppo prenatale: lo sviluppo embrionale e lo sviluppo fetale.
Fonte: Camaioni. Di Blasio - Psicologia dello sviluppo
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