27 settembre 2012

La nascita dolce


La tradizione vede la nascita come un evento traumatico, come fonte di paura, ansia e dolore sia per la madre che per il neonato. Questa credenza si può ritrovare anche in alcuni studi ad orientamento psicoanalitico dove il trauma della nascita, in quanto separazione violenta dalla madre, si configura come fonte e il prototipo dei futuri stati affettivi caratterizzati dall'angoscia.
Questa visione sembra essere confermata anche dal modo in cui spesso si partorisce e si nasce negli ospedali, infatti appena venuto alla luce, il neonato subisce uno shock percettivo e sensoriale: viene assalito da luci intense, grida e voci eccitate e da una temperatura inferiore a quella presente nel grembo materno. Inoltre, molti ostetrici pratica nel rito tradizionale di sospendere il neonato testa in giù afferrandolo per le caviglie e di dargli un colpetto sulla schiena per aiutarlo a respirare. Quindi, il parto della nascita tendono ad informarsi a ritmi e alle esigenze dell'istituzione medica piuttosto che rispondere ai bisogni emotivo-affettivi delle persone che vivono in prima persona.
Negli anni ‘70 alcuni ostetrici hanno posto l'accento sull'importanza di umanizzare la nascita riconoscendo comunque che le parti in ospedale è stata una tappa importante nella lotta contro la mortalità neonatale e perinatale. Tuttavia, presentavano anche i rischi legati al tipo di manipolazione, piuttosto forte, a cui è soggetto il neonato e all'uso di tecniche potenzialmente dannose. L'ostetrico francese Leboyer suggerì una tecnica di parto che si propone di eliminare tali rischi facendo venire alla luce dei bambini e condizioni di stimolazione attenuata, modo da rendere il più possibile graduale e dolce il passaggio dal grembo materno all'ambiente esterno adottando alcuni semplici suggerimenti:
  • attenuare le luci e i rumori;
  • far ritrovare al neonato il contatto e il calore del corpo materno adagiandolo per alcuni minuti
  • sull'addome della madre;
  • recidere il cordone ombelicale soltanto dopo che il bambino ha cominciato a respirare autonomamente.
Nei giorni successivi al parto rapporto tra madre e figlio continua ad essere molto stretto e la madre deve poter contare sulla collaborazione del marito del personale medico, anche per superare quel senso di smarrimento o di ‘non essere all'altezza della situazione’.
Numerose ricerche dimostrano che una gravidanza serena è un'esperienza di parto positivo predicono che la madre sceglierà di allattare il bambino al seno e che l'allattamento durerà a lungo, viceversa una gravidanza e un parto vissuti come esperienze spiacevoli e traumatiche pregiudicano la scelta dell'allattamento naturale.

Fonte: Camaioni, Di Blasio - Psicologia dello sviluppo

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...